Report di Fondazione Etica sulla gestione degli appalti. Dati incoraggianti in vista del Pnrr
Le regioni ora pagano in tempo
Saldano in anticipo 12 enti. Lazio in pole. Molise ritardatario
Le regioni pagano con tempestività imprese e professionisti. Ossia rispettano la tempistica comunitaria (direttiva 2000/35/CE, recepita in Italia dal dlgs 231/2002) che impone il pagamento ai fornitori pubblici entro 30 giorni (60 per la sanità) dal ricevimento delle fatture.
La buona notizia in prospettiva del Recovery Plan, che affida ai governatori un ruolo di primo piano nell’attuazione e gestione dei progetti (a differenza dei comuni, le regioni parteciperanno alla cabina di regia del PNRR presso palazzo Chigi), arriva da un report di Fondazione etica che ha preso in esame i dati sulla gestione degli appalti pubblicati dalle regioni nella sezione «amministrazione trasparente» dei rispettivi siti web. Il report evidenzia come quasi tutte le regioni (17 su 21) siano ormai in grado di onorare i propri impegni tempestivamente o con ritardi lievi rispetto alla deadline comunitaria. Le regioni in grado di pagare i fornitori addirittura in anticipo rispetto alla scadenza sono 12 e iI primato di virtuosità va al Lazio che riesce a saldare le fatture 25 giorni prima del termine ultimo. Seguono la Toscana e la Liguria con 22 giorni di anticipo. Dietro il podio, le altre regioni che riescono a pagare in anticipo i fornitori sono: le Marche (-20 giorni), l’Umbria (-19), il Veneto (-17), il Friuli Venezia Giulia (-14), la Lombardia (-13), l’Emilia Romagna (-12), la Sardegna (-10), la provincia autonoma di Trento (-8), la Valle d’Aosta (-6). Come si vede, tra le regioni del Sud, solo la Sardegna riesce a saldare in anticipo le proprie fatture.
Il limite temporale dei 30-60 giorni viene sensibilmente superato solo da Basilicata e Molise che rispettivamente pagano in 88 e 100 giorni oltre la scadenza. Al terzo posto nella classifica dei ritardatari si piazza la Campania che riesce comunque a saldare entro 34 giorni dalla scadenza. La media Ue dei pagamenti viene sforata di 23 giorni dall’Abruzzo, di 18 giorni dalla Sicilia, di 10 giorni dalla Calabria, di 7 giorni dal Piemonte e di due giorni dalla provincia autonoma di Bolzano. Per la Puglia non ci sono dati perché la regione non li ha pubblicati sul proprio sito web. Il report, curato da Paola Caporossi, mette in luce un altro dato molto interessante sulla gestione degli appalti, sfatando un luogo comune che vuole gli affidamenti diretti (i più a rischio sotto il profilo della corruzione, proprio per la maggiore discrezionalità esercitata dalla p.a. nella scelta del fornitore) particolarmente gettonati al Sud. Niente di più falso. Gli affidamenti diretti si rivelano, invece, preferiti dalle regioni del Nord, mentre sono proprio le regioni del Sud quelle in cui si fanno più gare. In Veneto l’88% degli appalti viene assegnato con affidamenti diretti, una tendenza che si fa strada anche in Valle d’Aosta (85%) ed Emilia-Romagna (83,7%). Al contrario le regioni più affezionate alle procedure aperte si dimostrano quelle del Meridione. La Basilicata ha assegnato con affidamento diretto il 17% del totale propri appalti, seguita dalla Calabria con il 23,2% e il Lazio con il 27,5%. “Il ricorso agli affidamenti diretti sembra quindi più frequente nelle regioni più performanti”, osserva la Fondazione, anche se resta limitato per importo. In Veneto, per esempio, se è vero che l’88% del totale degli appalti viene affidato senza gara è altrettanto vero che tali affidamenti rappresentano solo il 6,5% dell’importo totale degli appalti. Lo stesso dicasi per la Valle d’Aosta e l’Emilia-Romagna che presentano le percentuali più elevate di affidamenti diretti, subito dopo il Veneto, ma con importi complessivi che si fermano rispettivamente al 17% e al 28% del totale. Nessun allarme anticorruzione, dunque, anche se, spiega la Fondazione guidata da Gregorio Gitti, “un ricorso eccessivo agli affidamenti diretti da parte di una regione rispetto alle altre può costituire un alert da monitorare nel tempo”.