In Italia, il dibattito sui mali della politica si è limitato a mettere sotto accusa i contributi pubblici, senza vedere che essi costituiscono solo una parte del problema. Occorre il coraggio di ammettere che l’abolizione del finanziamento pubblico dell’attività politica non può sanare la crisi di legittimazione, oltre che di rappresentatività, dei partiti.
Troppi i luoghi comuni sul tema: non è vero, ad es., che i finanziamenti pubblici ai partiti costituiscano un’anomalia italiana, essendo previsti in tutte le democrazie europee, ad eccezione del Regno Unito, e attestandosi su importi cospicui e percentualmente rilevanti sulle entrate totali dei partiti.
Ciò che veramente questi temono non è l’abrogazione del finanziamento pubblico quanto la subordinazione del loro riconoscimento giuridico a tratti minimi di democrazia interna e l’applicazione di obblighi stringenti di trasparenza e di controlli efficaci.
Questo non significa che non si deve intervenire su livelli e modalità di contribuzione pubblica, ma che ciò deve essere fatto nell’ambito di una cornice normativa più ampia e coerente, che tenga conto di diversi aspetti e che si raccordi con la riforma elettorale.
ISBN | 978-88-91111-30-2
Pubblicato nel giugno 2013 da YCP
a cura di Paola Caporossi
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