Comunque andrà la sfida tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni per diventare governatore, probabilmente l’emilia-romagna continuerà a funzionare bene e a essere una delle Regioni benchmark per la gestione dei conti e i servizi erogati. Ma anche in Calabria, all’ultimo posto per i servizi ai cittadini, il risultato del voto del prossimo 26 gennaio verosimilmente cambierà poco. «A fare la differenza sull’efficienza dei servizi e la qualità della spesa, che sono poi gli indicatori che guidano le scelte dei cittadini e soprattutto attraggono gli investimenti, è la struttura dell’amministrazione», afferma Paola Caporossi, fondatrice e vice presidente di Fondazione etica. E traccia una radiografia del funzionamento complessivo delle due Regioni alle prese con il rinnovo del Consiglio regionale. Il confronto parte dalla rielaborazione del 2018 dei dati omogenei che ogni Regione è obbligata a pubblicare grazie al «decreto trasparenza», con la metodologia del Rating pubblico di sostenibilità Esg, indice che oltre alla gestione economico-finanziaria considera anche governance, gestione del personale, servizi, appalti e fornitori, impatto ambientale, secondo i principi Esg.
Il primo dato che emerge è che l’emilia-romagna è ben amministrata, soprattutto in chiave comparata: è infatti seconda nel ranking delle Regioni a statuto ordinario con 71 punti, dopo Lombardia e Toscana, appaiate al primo posto a 75 punti. «Un dato che sembra togliere terreno alla causa del regionalismo differenziato, visto che persino le province autonome di Bolzano e Trento hanno un ranking qualitativo più basso (68 e 67 rispettivamente)», spiega Caporossi. In coda figurano invece Basilicata (33 punti), Calabria (31) e Molise (19). Ma l’emilia, che tra l’altro usa benissimo i fondi Ue, guida il ranking per l’area bilancio (92 punti), superando Lombardia (78) e Toscana (77), mentre la Calabria è di nuovo penultima (44), prima del Molise (36).
Però anche l’emilia-romagna presenta aree su cui migliorare: ad esempio, è la Regione che «perde di più sul patrimonio immobiliare». Mentre sono i settori sottoposti a maggior controllo, che permettono alla Calabria di «performare meglio e farla avvicinare alla sufficienza (bilancio e gestione degli appalti). Ma nei servizi e nel rapporto con i cittadini precipita a 12 punti (su 100).
(Corriere della Sera – 18 gennaio 2020)