Di fronte agli sprechi di denaro pubblico, alla spesa corrente crescente e al taglio progressivo dei servizi, i cittadini si limitano spesso allo sdegno momentaneo o alla richiesta corale di trasparenza e controllo delle Istituzioni ad ogni livello. Non basta.
Infatti, a controllare può – e deve – essere anche il cittadino, che ha, in proposito, un unico strumento, ma potentissimo: il voto. Dipende solo da come decide di usarlo: se in maniera consapevole e responsabile oppure in modo superficiale ed emotivo. Non dimentichiamoci, infatti, che laddove vengono a galla casi di politici dalla spesa facile ci sono dei cittadini che li hanno legittimati con il voto.
Forse, allora, per cambiare il modo di gestire la cosa pubblica bisogna ripartire non solo dall’eletto, ma anche dall’elettore. ‘E lui che ha il potere di mandare a casa un’Amministrazione corrotta o inefficiente e di sceglierne una migliore.
Esercitare il diritto di voto non è facile, né scontato. Neppure a livello dei Comuni, che, pure, rappresentano, in Italia, il livello istituzionale in cui il rapporto tra elettore ed eletto è più stretto anche solo per la contiguità territoriale. Si pensa di conoscere il Sindaco, ma solo per sentito dire o per quanto ne dicono i giornali locali. E, allora, come si fa a scegliere bene un Sindaco? Sicuramente, non sulla base delle sue dichiarazioni; spesso neppure sulla base delle sue delibere, dato che non sempre vengono tradotte in azioni.
L’unico modo per valutare un’Amministrazione è sapere quanto e come ha speso. Ad esempio, se un Sindaco considera la scuola una priorità lo si vede non da quante volte lo dice, ma da quanto denaro le destina. Il bilancio comunale, quindi, dovrebbe essere il punto di partenza per ogni cittadino che si avvicina alle urne per rinnovare l’Amministrazione. Nei fatti, però, è impensabile che i più possano trovare tempo e modo di farlo.
Da qui il progetto avviato da Fondazione Etica con il nome di Finestra sui Comuni. Si tratta di un monitoraggio su come spendono i Comuni, mettendo a disposizione degli elettori le informazioni sui numeri di bilancio comunali, senza dare giudizi sui singoli Comuni, ma semplicemente fornendo ai cittadini gli strumenti informativi per valutare l’Amministrazione della propria città e così votare in modo più responsabile.
Abbiamo cominciato a monitorare i Comuni capoluogo di provincia dall’inizio legislatura, iniziando da quelli andati ad elezione nel 2011.
Per ogni Comune, raccogliamo e conserviamo il programma con cui la nuova Giunta ha vinto la competizione elettorale: può sembrare banale, ma non lo è, dato che i programmi elettorali diventano introvabili –forse, non per caso – poco dopo la chiusura delle urne.
Poi, anno per anno vengono archiviati ed esaminati i bilanci. Ed anche questa non è impresa da poco: Innanzitutto, perché i bilanci spesso non si trovano, neppure su web, se non parziali e non aggiornati. In secondo luogo, perché i bilanci sono spesso illeggibili, essendo tuttora ignorate le richieste di trasparenza e semplificazione delle complesse procedure contabili che ancora ne regolano la stesura.
Al termine dei cinque anni i bilanci vengono analizzati e comparati a quelli di altri Comuni.
Non si tratta di una lettura contabile, ma politica: i numeri non interessano in sé ma per quanto raccontano. In altri termini, non serve tanto spulciare ogni numero, ma trovare la risposta ad alcune semplici domande:
- per quali settori un Comune ha speso di più e per quali di meno?
- come e quanto ha speso rispetto a quanto promesso nel programma elettorale?
- come e quanto ha speso rispetto all’Amministrazione precedente?
- come e quanto ha speso rispetto agli altri Comuni delle stesse dimensioni e ricchezza?
La comparazione è particolarmente importante ai fini valutativi: ad esempio, che il proprio Comune abbia investito per il sociale centomila euro in un anno può essere un dato che l’abitante di Firenze non sa interpretare, ma sapere che Bologna ha speso il doppio fa la differenza ai fini di un giudizio in vista del voto.