Né intelligenti, né trasparenti, al netto di qualche eccezione. Più spesso confusionari, se occorre fare lo slalom sui loro siti per capire come interfacciarsi con i diversi servizi comunali. Per confrontarli serve persino tornare indietro di quasi tre anni. Al 2015, l’ultimo in grado di consentire una comparazione omogenea. E-government, open data, agenda digitale: «Sostantivi-spot buoni per i convegni e le photo-opportunity», rileva Paola Caporossi, direttrice della Fondazione Etica, fondata e presieduta da Gregorio Gitti. Fondazione che ha appena licenziato il secondo rapporto sul rating pubblico dei Comuni. Uno strumento di due diligence della pubblica amministrazione. Una ricognizione delle loro performance in termini di assetto di governo, dati di bilancio, gestione del personale, servizi e rapporto con i cittadini, appalti e relazione con i fornitori, comportamento ambientale.
Le pagelle ai Comuni, citate anche dalla Banca Mondiale in un recente case study, sono stilate confrontando i dati provenienti da almeno sei banche-dati diverse: ministero delle Finanze, Corte dei Conti, Istat, Anac, ministero della Funzione pubblica, ministero degli Interni. Il rating pubblico è stato individuato come uno dei criteri che l’Unione europea dovrebbe utilizzare nella negoziazione della distribuzione delle risorse per la coesione territoriale nei prossimi sette anni. Ecco perché la presidenza del Consiglio – in attesa del nuovo governo – ha firmato un accordo per adottare il rating per stimolare comportamenti virtuosi da parte degli enti locali. E lo stesso ha fatto Banca Sistema, che intende utilizzarlo per decidere se anticipare i crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione.
Dice Caporossi che «per migliorare la macchina pubblica servono non tanto deterrenti, quanto incentivi, cioè motivazioni concrete per convincere i Comuni ad essere più trasparenti e performanti». Giocano soprattutto due aspetti. «Quello reputazionale, il cui peso è rafforzato dalla possibilità di comparare amministrazioni della stessa tipologia. E quello finanziario, con l’ipotesi di un incentivo a chi si dimostra più virtuoso sotto forma di maggiori trasferimenti statali e regionali», aggiunge.
La classifica elaborata dalla Fondazione Etica dice che nessun Comune si avvicina alle sette bandiere dell’eccellenza. Il migliore è Trento, che però appartiene ad un regione a Statuto speciale. Sul podio anche Cuneo e Parma, nei quali «efficienza, trasparenza e prevenzione della corruzione appaiono tratti acquisiti della loro fisionomia istituzionale», spiega Caporossi. Ciò che condiziona è la dimensione economica. I Comuni con maggiore reddito imponibile pro-capite sono quelli che hanno ottenuto il rating pubblico più alto, con l’eccezione di Aosta e per certi versi anche di Imperia. L’ultimo posto spetta invece al Comune di Salerno. Risultato sorprendente, considerando l’immagine di efficienza che l’amministrazione locale è riuscita a dare in questi anni, quando era guidata dal governatore della regione Campania Vincenzo De Luca.