I comuni gestiti meglio dal punto di vista finanziario? Sono tutti del Nord: Parma, Cuneo e Treviso. Mentre agli ultimi posti ci sono Potenza, Cosenza e Terni. Sono questi i risultati del nuovo rapporto di Fondazione Etica che per il secondo anno consecutivo ha confrontato le amministrazioni locali a campione. L’analisi si basa sui dati che le amministrazioni stesse sono tenute a pubblicare nel rispetto degli obblighi normativi su trasparenza, efficienza e anticorruzione.
Il secondo Rapporto sul Rating dei Comuni, che sarà pronto a fine anno, si riferisce ai dati del 2015 ma la Fondazione ne anticipa i risultati che riguardano la prima macroarea analizzata: il bilancio e il profilo economico-finanziario. L’analisi riguarda un capoluogo di provincia per ogni Regione italiana, tenendo conto della distribuzione geografica tra Nord, Centro e Sud; della dimensione demografica (Comuni grandi, medi e piccoli) e del reddito pro-capite. I risultati? Come nel 2014, anche nel 2015 i comuni del Nord risultano più virtuosi di quelli del Sud. Un luogo comune che si dimostra fondato anche se non mancano le eccezioni: Olbia e Campobasso, ad esempio, si qualificano tra i comuni con rating sopra la media (59,7 su 100) superando comuni dell’Italia centrale come Grosseto e Ancona.
Tuttavia, se è vero, da un lato, che alcuni comuni del Sud si sono classificati tra quelli con rating migliore, è vero anche che nessun comune del Nord si è classificato tra i peggiori. Non eccellono invece i comuni del Centro, né, al contrario di quanto ci si sarebbe aspettato, quelli delle Regioni a statuto speciale (a parte Olbia, quarta in classifica). Che restano però, va detto, con una performance generale molto alta.
Sfatato invece il mito che i comuni con minore pressione fiscale siano più virtuosi: Parma ha ad esempio ha una pressione fiscale tra le maggiori del campione, con oltre mille euro pro-capite. Eppure è prima in classifica. «Significa — spiega Paola Caporossi, cofondatrice di Fondazione Etica — che i tributi non sono automaticamente negativi per i cittadini, dipende da come il relativo gettito viene utilizzato in termini di servizi». Non è vero neanche che i comuni che spendono meno per il personale, sono più efficienti. Anzi laddove, ad esempio, ci sono pochi dirigenti, il comune è più penalizzato nella sua performance. «Cuneo ad esempio ha più dirigenti di tutti — precisa Caporossi — ma è al secondo posto in classifica, segno che dirigenti competenti e preparati fanno buone performance».
A livello di investimenti invece, la maggior parte dei comuni che spende di più non è del Nord: la percentuale più alta per il 2015 spetta a Frosinone e, dopo Cuneo, anche a Brindisi. Ma Frosinone è stata sottoposta a una procedura di riequilibrio finanziario per porre rimedio a un «buco» di 50 milioni di euro di debiti e Brindisi è stata commissariata fino alle prossime elezioni. «Segno ancora una volta — sottolinea Caporossi — che non è importante il quanto ma il come».
Qui per visualizzare lo studio
(Corriere della Sera – 8 ottobre 2017)