Per attuare l’articolo 49 della Costituzione sulla democraticità dei partiti qualcosa è stato fatto negli ultimi anni, con il decreto legge n.149 del 28 dicembre 2013, convertito nella legge n.13 del 21 febbraio 2014, recante l’”Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore”.
La norma segna sicuramente un passo avanti, ma si concentra prevalentemente sull’abolizione dei rimborsi elettorali, chiesti a gran voce dall’opinione pubblica come scalpo per l’antipolitica montante. Ma il vero potere dei partiti è altrove, in primis nel potere di nomina, che non è stato minimamente regolato. Quanto, poi, agli obblighi di democrazia interna, la legge 13 si ferma troppo in superficie, imponendo vincoli meramente formali in termini di democrazia decisionale.
Occorre fare di più:
la nostra proposta è contenuta in una pubblicazione (qui il testo) e riprende le raccomandazione europee al riguardo, in particolare quelle del Group of States against Corruption (GRECO).
Alcune delle nostre idee sono state accolte in una Proposta di Legge (qui il testo), ma va fatto di più, se si vuole davvero riformare i partiti e farne la premessa di una politica anti-corruzione basata sulla prevenzione, oltre che di una democrazia funzionante.
L’emanazione di una legge di attuazione dell’art. 49 può essere anche l’occasione per incoraggiare il rinnovamento della classe dirigente. Partendo dall’evidente incapacità di auto-emendamento dei partiti, il legislatore potrebbe prevedere, ad esempio, che nello Statuto dei partiti sia fissato il numero massimo di mandati elettorali per una stessa persona: ad esempio, non più di tre mandati, anche non consecutivi, di permanenza in una carica elettiva. Ciò non significa semplicemente il rinnovo della classe dirigente: ci sarebbero effetti positivi anche sulla cosiddetta “questione morale” in quanto il ricambio, soprattutto a livello di vertice, renderebbe meno probabile il formarsi di clientele.
I disincentivi, naturalmente, saranno fondamentali: quei partiti che concedessero deroghe al limite dei mandati dovrebbero essere esclusi dai rimborsi elettorali Questo implica che alla legge segua il controllo, da demandare ad organi autonomi. Se, poi, i risultati del controllo venissero periodicamente resi pubblici, su web, si verrebbe automaticamente a creare un altro disincentivo al non rispetto dello Statuto: la perdita di consenso presso gli elettori.